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martedì 8 Luglio 2025,

Il cafone in rifugio

Gli esempi di comportamenti discutibili raccolti da Fabio Bristot "Rufus" e la testimonianza del gestore del Biella

«In realtà io avevo intenzione di prendere in concessione un faro…»
Come, «un faro»?
«Sì, un faro. Ma in quel momento c’era solo un rifugio messo a bando dal Demanio. Così siamo finiti quassù al Biella».
Il Rifugio Biella sorge a 2327 sul livello del mare, ai piedi della Croda del Becco, in fondo a una pietraia sterminata che magari chissà, forse Dino Buzzati pensò a questi luoghi estremi del territorio di Cortina d’Ampezzo, quando scrisse il suo Deserto dei Tartari.
E lui, il titolare, si chiama Stefano, come il genero, che lavora al suo fianco. Dovete immaginare il forte accento romagnolo mentre ci parla. Stefano da Rimini potrebbe starsene in pantofole sul suo divano (ci sono pensionati più giovani di lui) e invece tre anni fa si è preso la briga, l’impegno, la sfida di gestire il primo punto di appoggio per chi tenta l’Alta Via n. 1 e sale dal Lago di Braies.
Quegli escursionisti capitano nel pomeriggio. E Stefano ne vede di tutti i colori.

Dopo il successo dell’articolo di Fabrio Rufus “Bristot” (clicca qui per leggerlo), abbiamo raccolto la testimonianza di un gestore all’estremo nord delle Dolomiti Bellunesi. Sul numero 27 dell’Amico del Popolo “di carta” del 3 luglio, in distribuzione questa settimana (su abbonamento, in edizione digitale e in edicola), puoi leggere l’approfondimento con interviste e fotografie.

1 commento

  • Molto belli questi articoli! Se non altro perché compattano in un gruppo elitario chi giudica e gli permette di ritenersi dalla parte del bene e della giustizia, quando in realtà magari non lo è affatto. Commiserare i cattivi comportamenti altrui aiuta sicuramente a distogliere lo sguardo dai propri. Ci si potrebbe però chiedere se il condannare gli altri dà una mano a migliorare i modi di fare o serve solo a vedere nemici dappertutto.

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