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martedì 8 Luglio 2025,

Truffe online in crescita in Italia, ma Belluno limita i danni

Tra il 2019 e il 2023 la nostra provincia ha visto aumentare del 10% il numero di denunce per frodi online, un valore più basso rispetto ad altre realtà.

In un contesto nazionale segnato da un deciso aumento delle truffe telematiche, Belluno si distingue come una delle poche province a registrare una crescita contenuta. Secondo uno studio realizzato da Truffa.net, sulla base dei dati Istat, quelli del quotidiano Il Sole 24 Ore e di Confartigianato, tra il 2019 e il 2023 la provincia bellunese ha visto aumentare del 10% il numero di denunce per frodi online, un valore significativamente più basso rispetto ad altre realtà territoriali. Verrebbe da obiettare che resta da soppesare la ritrosia delle persone a denunciare, per vergogna o sfiducia nelle istituzioni. Tuttavia, benché Belluno rientri tra le prime venti province per incidenza assoluta (circa 678 denunce ogni 100.000 abitanti), la sua performance in termini di contenimento del fenomeno è considerata un esempio positivo. Forse c’è una possibile efficacia locale nella prevenzione, nella sensibilizzazione dei cittadini e forse anche nella capacità di intercettare e contrastare i tentativi di frode digitale.

Il fenomeno, ormai consolidato su scala nazionale, ha assunto dimensioni preoccupanti: nel solo 2023, le truffe informatiche sono state oltre 300.000, con un incremento del 10,3% rispetto all’anno precedente. Rappresentano il secondo reato più denunciato in Italia, dietro soltanto ai furti.

Lo scenario regionale mostra una fotografia meno confortante. Il Veneto è la quarta regione per crescita percentuale delle truffe online, preceduta solo da Toscana, Piemonte e Lombardia. All’interno del territorio regionale, le differenze tra province sono marcate: Verona, ad esempio, figura tra le più colpite a livello nazionale con un aumento del 125,5%, piazzandosi al quarto posto in una classifica guidata da Livorno (+140,4%) e Rieti (+129,7%). Vicenza segue con una crescita del 40%.

Le forme più comuni di raggiro segnalate a livello nazionale rimangono quelle identificate con nomi inglesi (phishing, smishing e vishing), che insieme rappresentano oltre la metà delle denunce (55%). Phishing è l’invio di mail ingannevoli, apparentemente provenienti da enti affidabili (come banche, corrieri, aziende), con l’obiettivo di indurre l’utente a fornire dati sensibili; smishing è una variante del phishing che utilizza gli sms al posto delle mail: il messaggio invita l’utente a cliccare su un link o a rispondere con dati personali; nello vishing il raggiro avviene tramite una chiamata telefonica: il truffatore si finge un operatore bancario, tecnico informatico o altro professionista, e cerca di estorcere informazioni personali.

Seguono le truffe da marketplace (vendite online), che incidono per il 20%, sfruttando offerte apparentemente vantaggiose per ingannare le vittime.

Lo studio Truffa.net sottolinea come il crescente livello di digitalizzazione della popolazione – con oltre il 90% degli italiani connessi – abbia ampliato il terreno d’azione per i truffatori. Tuttavia, non mancano segnali di resilienza: l’Italia risulta al quinto posto nel National Cyber Security Index, indicatore della capacità di risposta e prevenzione nel campo della sicurezza informatica.

In buona sostanza, questa è quasi una buona notizia.

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