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venerdì 5 Dicembre 2025,

Quella di San Vito non era una «volpona» ma il primo sciacallo dorato in Italia

Una famiglia di sciacalli dorati: madre gravida, padre e femmina che aiuterà nell'allevamento dei cuccioli. (De Zolt)

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La prima cattura in Italia, avvenuta a San Vito di Cadore nel 1984 ad opera di Giuseppe Zambelli, guardiacaccia in pensione: lo scambiò per una «volpona».

La prima indicazione certa relativa allo sciacallo dorato (Canis aureus) nella Regione Veneto si riferisce al gennaio 1984, quando Giuseppe Zambelli, ex guardiacaccia della Provincia di Belluno, catturò una grande “volpona” nei pressi di alcune carcasse di capriolo (Capreolus capreolus) rinvenute già morte in località Serdes (Vito di Cadore, Belluno).

A quel tempo il Triveneto era percorso da una impressionante espansione della rabbia silvestre – di cui la volpe (Vulpes vulpes) è vettore principale – e i Servizi Caccia e Pesca delle Province avevano avviato importanti misure di controllo della fauna selvatica al fine di disporre di dati utili a comprendere e combattere questa terribile epizoozia (epidemia animale trasmissibile all’uomo).

Si tratta di una malattia virale – provocata da un virus “a proiettile” del genere Lyssavirus – che ha esito sempre mortale. Colpisce le meningi e il cervello dei mammiferi, provocando sintomi neurologici molto eterogenei, che comprendono reazioni rallentate – quasi sonnolente (rabbia catatonica) – e fenomeni di iper-aggressività (rabbia furiosa). In entrambi i casi gli animali ammalati possono essere pericolosi, sia quando catatonici perché perdono il naturale timore per l’uomo, sia quando furiosi perché possono aggredire anche senza provocazioni. La fase neurologica della malattia dura circa quattro giorni ed è sempre seguita dalla morte dell’animale, ma in questa fase la concentrazione di Lyssavirus nei fluidi corporei degli animali ammalati (ad esempio saliva e urine) è molto alta. La trasmissione all’uomo può dunque avvenire sia attivamente (tramite un morso), sia attraverso qualche ferita beante (aperta) contaminata da urine dell’animale.

Anche allora il centro di riferimento per il controllo e studio della rabbia silvestre era l’istituto Zooprofilattico di Padova. Come da indicazione della Provincia di Belluno il “volpone” catturato da Zambelli fu inviato a questo centro, dove gli venne prelevata materia cerebrale per lo studio della rabbia attraverso la tecnica dell’immunofluorescenza diretta (i virus a proiettile della rabbia silvestre illuminati da luce UV appaiono fluorescenti).

Il “volpone” di Zambelli risultò negativo alla rabbia silvestre ma rientrò nelle statistiche sulla diffusione della rabbia silvestre nelle volpi del Triveneto.

Il fatto che il primo sciacallo dorato italiano sia stato scambiato per volpe da veterinari specializzati nello studio della rabbia non deve stupire, sia perché all’epoca la specie non era mai stata rinvenuta in Italia, sia perché per limitare la manipolazione di materiale potenzialmente pericoloso i cervelli venivano spesso prelevati all’animale aprendo il suo cranio in maniera sbrigativa, attraverso gli imballaggi di polietilene che avvolgevano le carcasse surgelate. Nello stesso periodo, inoltre, al Centro di riferimento per lo studio della rabbia silvestre di Padova arrivavano centinaia di volpi che rivelavano una grande diffusione della malattia nel Triveneto. Era quindi necessaria una particolare cautela da parte dei veterinari, che non avevano tempo per studiare la morfologia delle centinaia di carnivori che in quel terribile periodo venivano inviati allo Zooprofilattico.  

Giuseppe Zambelli, tuttavia, conservò una fotografia del suo “volpone”, particolarmente notevole soprattutto per il peso, che in una lettera alla Provincia di Belluno indicò in 15,7 kg. La fotografia dell’animale sorretto da Zambelli venne inviata al Servizio di Vigilanza della Provincia, che la conservò a lungo appesa ad una bacheca della sede, indicandola come record staturale della volpe in Veneto.

Nel frattempo a Udine, nel vicino Friuli Venezia Giulia, i cacciatori delle finitime Riserva di Caccia di Diritto di Pozzuolo del Friuli e di Udine, notavano degli strani canidi, con caratteristiche intermedie tra cane e volpe, che vivevano attorno alle vasche di decantazione a cielo aperto dei reflui della conceria “Cogolo”, vicine al paese di Zugliano. I miasmi provocati dalle vasche di decantazione della Conceria erano talmente intensi e pervasivi che si percepivano a decine di km di distanza, e nei loro fanghi nerastri trovavano la morte per annegamento molti piccoli vertebrati, le cui impronte si potevano poi a lungo vedere sulle croste fangose delle stesse vasche.

L’odore dei fanghi era talmente forte da aver più volte sollevato interrogazioni comunali e provinciali, ma evidentemente a questi animali piaceva molto, tanto che svolgevano larga parte delle loro attività attorno a queste vasche, frequentando i campi e le siepi circostanti, abitate da volpi e fagiani. Nel settembre 1985 fu comunque abbattuta una prima femmina di questi strani canidi, che venne tassidermizzata e conservata da un cacciatore di Terenzano – che riteneva fosse un incrocio tra cane e volpe – e un altro soggetto venne investito da automobili sul vicino raccordo autostradale, allora in costruzione.

Il riconoscimento dello sciacallo dorato era ormai prossimo. Ne parleremo presto, nel nostro Bestiario Alpino.

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8 commenti

  • Negativo alla rabbia silvestre ma rientro’ nelle statistiche della rabbia silvestre. ??? Questo frammento di test indica che il caso e rientrato, negativo, come volpe, canide o altro?

    • Come indicato. Passò come volpe negativa alla rabbia nelle statistiche zooprofilattiche relative a Vulpes vulpes

  • Come indicato in testo

    Esito negativo

    Inserito nelle statistiche zooprofilattiche riferite a Vulpes vulpes

  • Personalmente mi sembra una storia molto bella e interessante. Scritta in modo chiaro, semplice e corretto: un bell’esempio di come deve essere la divulgazione su argomenti naturalistici.
    Grazie Luca, aspettiamo la seconda puntata! 😊

  • Per stupire mezz’ora basta un libro di storia …

    Questa è solo storia
    Appunto
    E fa stupire con la forza dell’acqua passata sotto i ponti

    Grazie Paolo
    Un commento contento da uno come te mi fa particolarmente piacere

    Una riflessione generale

    L’attenzione che queste storie -giá pubblicate da più di quarant’anni su riviste scientifiche- continuano a ricevere, mette in evidenza la necessità di fare divulgazione su questi argomenti

    Siamo davvero meravigliati dell’attenzione che il pubblico ci riserva (15.505 visualizzazioni in tre giorni), ma ci fa capire di essere sulla buona strada

    Avanti così

  • Caro Luca, io sono più di 30 anni che ti “attenziono” con immutata meraviglia.
    Da sempre sei il mio mentore.
    Un abbraccio
    Erick

  • Prima di tutto lo sciacallo dorato era già stato avvistato in Toscana a Prato, nell’area del Monte ferrato e quello è stato il primo avvistamento dello sciacallo dorato in Toscana. Questo qui non è il primo sciacallo dorato primo sciacallo dorato evidentemente era già stato avvistato in Toscana, quindi non è il primo

    • Grazie per la notizia

      Siamo ansiosi di esaminare i suoi dati e materiali

      Allo stato attuale delle conoscenze
      Questi sono i dati accertati
      Con metodo scientifico

      Il quale richiede materiali, che vanno vagliati da specialisti e diventano patrimonio comune soltanto dopo pubblicazione

      Questo il metodo, soprattutto con una specie che ancora oggi viene confusa con volpe, cane e lupo

      Saremmo lieti di aggiornare le conoscenze
      Ci illumini

      Luca Lapini

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