Ieri, sessant’anni dopo la tragedia che costò la vita a 88 persone, in gran parte lavoratori italiani, oltre 500 persone si sono ritrovate ai piedi della diga di Mattmark per commemorare le vittime del crollo del ghiacciaio dell’Allalin, avvenuto il 30 agosto 1965 durante i lavori di costruzione dell’impianto idroelettrico.
La cerimonia ha avuto un momento particolarmente significativo con le parole di Mathias Reynard, presidente del Governo del Cantone Vallese: «È per questo che oggi, in nome del Governo vallesano, voglio presentare delle scuse ufficiali a tutti coloro che hanno portato questo dolore per sei decenni. Riconosciamo la vostra sofferenza. Riconosciamo i nostri errori e riconosciamo che la vostra memoria è anche la nostra». Le sue dichiarazioni sono state accolte da un lungo applauso dei presenti, molti dei quali visibilmente commossi.
Le commemorazioni sono iniziate il 29 agosto con una serata culturale alla Missione di Naters, che ha visto l’esibizione del coro “Monte Dolada” di Belluno, la proiezione del documentario Mattmark: testimonianze umane, fotografie e immagini di una tragedia e gli interventi di rappresentanti istituzionali italiani e svizzeri. Tra i relatori la console generale d’Italia a Ginevra Nicoletta Piccirillo, il consigliere di Stato vallesano Franz Ruppen e la presidente del Gran Consiglio cantonale Patricia Constantin. Dalla provincia di Belluno, che nel disastro perse 17 lavoratori, era presente il sindaco di Sedico Christian Roldo.
Il 30 agosto la commemorazione si è svolta sul luogo della tragedia, a 2.300 metri di quota. Dopo la santa Messa concelebrata dai vescovi Jean-Marie Lovey (Sion) e Renato Marangoni (Belluno-Feltre), accompagnata dal coro “Monte Dolada”, si sono susseguiti gli interventi istituzionali. Oscar De Bona, presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo (Abm) e dell’Unaie, ha ricordato il significato di quella tragedia: «Sessant’anni fa, questa diga e questo ghiacciaio furono testimoni di una catastrofe che segnò profondamente la nostra provincia e la storia dell’emigrazione italiana. Ottantotto persone persero la vita, cinquantasei erano italiane e diciassette provenivano dalla nostra amata provincia di Belluno. Non possiamo ricordare Mattmark senza onorare anche le donne: madri e mogli che hanno affrontato sacrifici enormi. Oggi riaffermiamo un impegno: rispettare la vita, proteggere i lavoratori, onorare chi ha costruito il nostro futuro con coraggio e sacrificio. La memoria non appartiene solo al passato, ma guida le nostre azioni nel presente e nel futuro».
Sono intervenuti anche Toni Ricciardi, presidente del Gruppo interparlamentare Italia-Svizzera, che ha sottolineato la presenza – per la prima volta – di un ministro italiano e della segretaria di un partito nazionale, e Elly Schlein, segretaria del Partito democratico, che ha richiamato l’importanza del sacrificio degli emigrati italiani di ieri e dei tanti giovani che ancora oggi cercano lavoro all’estero.
Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha portato una riflessione personale: «Non tutti hanno fatto la fortuna, ma di certo sono stati dei grandi lavoratori e a loro dobbiamo molto». Sono poi seguiti gli interventi dell’ambasciatore d’Italia in Svizzera Gian Lorenzo Cornado e della segretaria generale del Cgie Maria Chiara Parodi.
Nel luogo della tragedia sono stati deposti fiori e corone. Tra i simboli presenti, la scultura di Franco Fiabane, inaugurata nel 2005, con l’iscrizione “Morti sotto il ghiaccio, vivi nella memoria”.
Dalla provincia di Belluno, l’Associazione Bellunesi nel Mondo ha organizzato un viaggio che ha permesso a parenti di vittime, superstiti e rappresentanti delle famiglie ex emigranti di essere presenti alla commemorazione, insieme al coro “Monte Dolada” e ai vicepresidenti Abm Patrizia Burigo e Antonio Dazzi.
«Ricordare Mattmark significa riaffermare il diritto alla sicurezza per chi lavora», hanno ribadito i promotori. Domenico Mesiano, presidente del comitato per le celebrazioni del sessantesimo anniversario, ha annunciato l’intenzione di realizzare un monumento con i nomi delle vittime: «Dobbiamo non dimenticare quanto accaduto e far ricordare ai giovani che tragedie come queste non devono più succedere».













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