«Oggi abbiamo bisogno di lucidità: il diniego del cambiamento climatico non è più un’opzione. Abbiamo bisogno di onestà, non è possibile fare dei compromessi con il clima: ogni obiettivo mancato o non raggiunto corrisponderà a rischi maggiori per la biodiversità, incluso l’uomo. Abbiamo anche bisogno di coraggio, soprattutto politico, ma non solo».
Dopo 31 anni trascorsi tra grafici, modelli previsionali, giorni e notti davanti agli schermi del Centro valanghe di Arabba/Arpa Veneto, Thierry Robert-Luciani da poco più di un mese è andato in pensione. Fisico e meteorologo di grande rigore, 67 anni, Luciani è noto per aver previsto con sorprendente precisione la tempesta Vaia, l’evento che nel 2018 devastò le Dolomiti e cambiò per sempre la percezione del rischio climatico in Veneto e non solo.
Ora, con il suo stile diretto e schietto, riflette su un mestiere in cui la scienza si è spesso dovuta confrontare con politica e burocrazia. E ripercorre quei difficilissimi e tragici momenti che, sette anni fa, anticiparono la devastante ondata di maltempo.
L’intervista completa è disponibile nel numero 38 dell’Amico del Popolo “di carta”, che porta la data di giovedì 25 settembre, ed è in distribuzione (su abbonamento, in edizione digitale e in edicola).
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