Avere i padri che ci portavano con loro fu molto divertente e anche istruttivo, soprattutto appassionante. Che le ‘colpe’ dei padri ricadano sui figli è noto, ma anche quelle degli amici che si vengono a frequentare. Così mi appassionai alle poesie in dialetto del giovane poeta Ugo Neri, ai giochi fantastici del prestidigitatore Ivano Pocchiesa, alle voci del quartetto/quintetto Jolly (?), alla musica dell’orchestrina Jader e ancora e ancora.

Primo Maggio
Il primo Maggio la Festa del Lavoro si celebrava, dal 1952, allo stadio del calcio1 dislocato dove oggi sorge il Parco Città di Belluno2 e dove si esibiva la squadra locale che militava in IV divisione. Allora, sul lato di nordest, verso le tribune scoperte, veniva installato un gran palco dove i politici locali e i funzionari della CISL tenevano i propri discorsi alternati ai suoni della banda cittadina, al cabaret locale del tempo e all’esibizione di cantanti, solisti e orchestrine. Il tutto condito dall’estrazione dei biglietti della lotteria del lavoratore, con migliaia di pacchi da ritirare e scartare. Quella era la mia passione, aprire i pacchi della fortuna!

Quell’anno Ugo Neri fece la parte di un Peter Pan poetico mentre mio padre e Otello fecero la pantomima dei due ladri, di cui uno maldestro e balbuziente, che intentavano un furto in un castello con presenza di fantasma. La gente si divertiva a crepapelle, e in quanto figlio di artista, ne fui estremamente gratificato.

Mio padre era anche tifoso dell’ A.C. Belluno e qualche volta mi portava con sé a vedere la partita. Non è che ci capissi molto del gioco; ero troppo piccino, ma mi ricordo di un adorato Borriero portiere e di un Bertoli attaccante, soprannominato Ribot, che stracciava qualsiasi avversario.
Mi divertiva invece la gente che seguiva la partita, i cori, gli urli, la confusione cui si poteva partecipare senza che nessuno ti zittisse o ti sgridasse per nulla. Del calcio altro non ricordo anche se, come tutti, le mie pedate al pallone le ho certamente ben date … ma mi ci sono voluti anni prima di usarne uno buono, di quelli di cuoio vero e duro, da pompare con la siringa.
PARCO PER VOCAZIONE
Quello che dal ’75 è noto come ‘Parco città di Bologna’ ha una lunga storia in veste di luogo sportivo e di ricreazione, quasi a far coppia perfetta, nel Novecento, coi giardini di piazza Campitello.

Dalla gran piazza fuori le mura, dal Cinquecento sede di feste, fiere e mercati d’ogni genere, nell’ultimo secolo si erano spostate progressivamente verso l’esterno le attività ‘pesanti’. Così il mercato dei bovini è rimasto in Piazza Piloni fino agli anni Cinquanta per finire infine al nuovo Foro Boario, dove poi è sorto il Palazzetto dello Sport. Così nella grande piazza, la cui area è contigua al nostro parco, è subentrato il mercato settimanale delle merci su bancherella. Sul tema, Ivano Pocchiesa ha realizzato un bel film documentario negli anni Sessanta, oggi restaurato come ottima testimonianza.

L’area del Parco rappresentava, nel Settecento, l’orto giardino del Palazzo dei Gesuiti. L’adattamento a spazio comunale è ottocentesco e, dai primi dello scorso secolo3 sicuramente ha ospitato molti sport ed attività ludiche: dal pattinaggio su ghiaccio, alla ginnastica collettiva sollecitata dal Duce, al gioco col pallone, al tennis. La serie di immagini recuperate illustra bene questo percorso.

Attorno agli anni ’50 il campo di calcio fu ruotato di 90°, poi recintato ricavando le prime tribune fatte alla meglio. Al limite est rimasero i campi da tennis nel frattempo eseguiti e gestiti dall’omonimo Circolo. Quando fu realizzato il nuovo stadio con pista d’atletica di Baldenich (l’attuale), l’area liberata fu dedicata totalmente a parco giochi, con piccola pista di pattinaggio, mentre i campi da tennis rimasero separati da alta siepe, fino alla realizzazione del nuovo complesso di Fisterre.

Oggi sulla medesima area campi è stato installato il prefabbricato provvisorio della scuola Gabelli essendo l’originale inagibile causa un crollo a parte dei soffitti e che ci si augura sia presto ripristinato.
Tutte le puntate
- L’anno precedente la manifestazione si era svolta al Teatro Comunale. ↩︎
- Sull’area a fianco si continuava a pattinare d’inverno, come un tempo o si facevano altre manifestazioni per comodità e contiguità con la vicina Caserma dei Pompieri e con Piazza Piloni. La vitalità dell’area è sottolineata dalla presenza fin dalla fine dell’Ottocento di un pubblico luogo di decenza o pisatoio multiposto (5-6 persone), unico a rimaner superstite anche oggi pur se ristrutturato e inglobato nel rifacimento. Gli altri simili, che pure ho visti, uno era presso l’accesso della stradina di Lambioi in piazza dei Martiri, un altro, verso la stazione ferroviaria, sull’angolo della Gabelli; uno ancora, ben celato, in via Rivizzola. Sono tutti spariti in nome del ‘decoro’ della città, lasciando i cittadini davvero insoddisfatti nei loro ‘bisogni’ primari [personalmente li reputo invece segni di civiltà]. ↩︎
- Cfr. Antonella Costa, Giardini nella Provincia di Belluno, IBRSC serie Arte n.13, Belluno 2002, p. 147 – … Contemporaneamente all’intervento sui giardini di piazza Campitello, teso a rendere definitivo il primo effimero impianto, si progettò la sistemazione dell’area alle spalle del Collegio dei Gesuiti per l’avvertita necessità di creare spazi adeguati alla ricreazione e al ritrovo della popolazione di ogni ceto ed età. Quattro grandi zone a prato, una dei quali comprendeva una preesistente vasca rettangolare, si distribuivano intorno a due viali intersecantesi a croce. I lavori si protrassero sino al 1906, anno dell’apertura del parco ai cittadini. Durante il primo conflitto mondiale l’area fu utilizzata come spazio di deposito e ciò comportò il suo completo degrado… ↩︎




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