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venerdì 5 Dicembre 2025,

«Prof, ciò l’ansia». Alunni come stelle

L'editoriale del magistrato Roberta Gallego sul numero 40 dell'Amico del Popolo datato 9 ottobre 2025

Ceno con un’amica. Insegna in un liceo da tanti anni; ha gli occhi segnati, tormenta il cibo nel piatto con la forchetta, lo sposta distratta, come alla ricerca di una geometria che la convinca a portarlo alla bocca. Mi ascolta, ma non mi ascolta davvero, non mi dedica il tipico sguardo suo, luccicante di saputa furbizia, mentre le servo aneddotica semiseria sulla mia nuova esperienza romana. «Come sta Ciò l’ansia? Sei riuscita a dargli un voto?», le chiedo per sondare l’origine del malumore. Mi riferisco ad un suo alunno, che l’anno scorso le ha fatto trovare un biglietto sulla cattedra piegato in due e infilato sotto l’agenda: prof, la prego, non mi interroghi oggi, che ciò l’ansia. Me l’aveva raccontato commentando: «A ME viene l’ansia, ciò! Ho tempo due anni per condurlo all’esame ripulito dagli “orrori” di ortografia».

Aveva anche aggiunto «Non è dislessico, non è neppure un lavativo… Beh, certo non si ammazza di studio! Però… ha qualcosa di buono, ’sto ragazzino. Ha una prospettiva di pensiero originale. Quando interviene in classe sembra abbia un’urgenza di provocare, di marcare la distanza dai compagni, si esprime per slogan, si rende antipatico. Ma quando scrive, anche nelle tracce di letteratura, ragiona per sussurri e si racconta senza finzioni… è disarmato, profondo, ha sempre un punto di vista insolito, anche sugli autori lontani dalla sensibilità contemporanea. Costruisce ponti sentimentali con il pensiero altrui, riflette e comprende striature filosofiche nascoste fra le pieghe del Romanzo». Quando dice Romanzo, è uno solo: I Promessi Sposi. Ho pensato che la “cultivatrice di adolescenti”, come la chiamo io, avesse incontrato un terreno seminabile, stanato sotto le ombre straccione del provocatore conformista; ho pensato anche che quel ragazzino fosse fortunato, perché la sua prof sapeva osservare oltre lo scafandro che opponeva all’esterno, a sua tutela sociale. Questo mesi fa.

Stasera lei alza la testa e mi guarda stupita: è proprio lui, la fonte di distrazione, l’origine della malinconia. «Non verrà più a scuola, Ciò l’ansia. Attacchi di panico, forse un profilo psicotico, non so. La dirigente, non ha potuto specificare troppo, dice che non capisce neppure lei. Probabilmente non sanno bene neppure i genitori ancora… è sotto farmaci, ha cercato di…». Osserviamo il piatto per un’ultima volta, prima che il cameriere glielo sottragga, ha disegnato con le zucchine la costellazione del Cane Maggiore. «Vedi, Sirio è la stella più importante, ma è separata dalle altre, lontana nel suo splendido isolamento. Questi ragazzi non capiscono che ad allontanarsi emotivamente da tutti, per sentirsi unici e speciali, poi finiscono per sentirsi desolati e soli; la fragilità li spezza, li consuma prima ancora che lo faccia l’esperienza di vita».

Sposta la forchetta a toccare le altre zucchine presenti nel piatto e continua a riflettere a voce alta. «I genitori, la scuola, gli amici, come è possibile intercettare il malessere, il disagio, cogliere i segnali in tempo utile? Erano interessanti i suoi temi, mi lasciava intuire il suo disagio, non la sua disperazione. Avrei dovuto capire di più Ciò l’ansia, avrei dovuto convocare i genitori, confrontarmi… ma non immaginavo… mi sento di avere mancato, anche se non è mio il carico di soccorrerli. Mi conservo il biglietto nell’agenda. Spero un giorno fra qualche anno, di poterlo restituire ad un giovane adulto risolto. Magari rideremo insieme di quanto fosse sgrammaticata la sua vita interiore di adesso». La mia amica prof è così, li vede come stelle i suoi alunni, e quelli affascinanti li coltiva, se può a scuola, se non può nelle proiezioni generose del suo ottimismo.

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3 commenti

  • Grande, grande questa insegnante, mi ha commossa. Ho sentito l’amore per i suoi ragazzi, lo sforzo per accompagnare Ciò l’ansia, e questo amore non nasce dal nulla, capisco che c’è sotto una continua ricerca per intercettare un linguaggio che non è il tuo, per permettere la comunicazione, l’ascolto fiducioso di entrambi. Ma io sono ottimista, voglio darle coraggio, prima o poi il Cielo si rasserenerà e le stelle brilleranno più di prima.

  • La prima generazione rovinata dalla tecnologia che tiene tra le mani: pure noi avevamo la televisione, ma c’era anche chi ci impediva di guardarla a lungo.

    • Giuseppe… Giuseppe, hai sempre la verità in tasca. Beato te!

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