Nel 2023 oltre il 21% delle famiglie italiane ha scelto di riscaldare la propria abitazione con biomasse legnose, come legna e pellet. È quanto emerge dal nuovo rapporto Istat sulle dotazioni energetiche domestiche, che conferma il ruolo centrale di queste fonti rinnovabili soprattutto nei territori montani e nelle aree interne. Del resto, il dato nazionale conferma che il 43,2% delle famiglie ha a disposizione più sistemi di riscaldamento.
Secondo i dati Istat, il 16% delle famiglie ha utilizzato legna da ardere, un valore in lieve diminuzione rispetto al 17% del 2021, mentre cresce l’uso del pellet, passato dal 7,3% al 7,8% nello stesso periodo. Si tratta di un incremento significativo se confrontato con il 4,1% registrato nel 2013. Complessivamente, più di cinque milioni di nuclei familiari scelgono oggi di affidarsi a queste soluzioni per riscaldamento e acqua calda, con vantaggi in termini di risparmio economico e riduzione delle emissioni fossili.
L’analisi Istat mostra come l’impiego di legna e pellet vari in base alla dimensione dei Comuni e alla posizione geografica: il dato regionale attesta la nostra regione sul 20%, ma non c’è il dato provinciale. Tuttavia non dovrebbe essere distante da quello delle province autonome di Trento e Bolzano, dove rispettivamente il 37,9% e 36,2% delle famiglie utilizza la legna. E infatti nei centri più piccoli, con meno di 10.000 abitanti, quasi un terzo delle famiglie (30,9%) utilizza legna da ardere, con punte del 42,7% nelle zone di montagna e del 21,3% nelle aree collinari interne. Anche il pellet è diffuso in questi contesti: lo impiega il 14,3% delle famiglie nei piccoli comuni e il 16,2% di quelle residenti in montagna.
Al contrario, nei grandi centri urbani l’utilizzo delle biomasse è molto limitato: appena l’1,5% delle famiglie dichiara di usare legna per il riscaldamento. Il divario riflette le differenze di accessibilità alle risorse e la maggiore compatibilità delle tecnologie a biomassa con gli ambienti rurali o periferici, dove contribuiscono anche alla gestione sostenibile dei boschi e al presidio del territorio.
Il rapporto evidenzia inoltre come legna e pellet restino una componente stabile del mix energetico nazionale. Le moderne tecnologie di combustione – dalle stufe alle caldaie automatiche – rispettano standard ambientali sempre più severi e rappresentano una risposta concreta alla necessità di ridurre le emissioni del riscaldamento domestico, voce che incide per oltre un terzo sui consumi energetici residenziali.
«Gli ultimi dati Istat ci dicono che, nonostante la crescita di nuove tecnologie come le pompe di calore, la legna e il pellet restano due componenti fondamentali per l’autonomia energetica di una parte importante delle famiglie italiane», ha dichiarato Domenico Brugnoni, presidente di Aiel, l’Associazione Italiana Energie Agroforestali, che ha segnalato questi dati in un comunicato stampa. «Per questo è fondamentale continuare a investire nella modernizzazione degli impianti, rafforzando questa filiera strategica per renderla ancora più efficiente, sostenibile e competitiva, a beneficio di tutto il Paese».
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14 commenti
Giuseppe
Il riscaldamento a legna o a pellet è impossibile negli appartamenti in città perché non sono dotati di canna fumaria autonoma. Alcune zone rurali del Veneto sono particolarmente inquinate dai fumi delle stufe a legna più che dallo smog delle auto.
Alessandro
Mondo reale 2 preventivi: sostituire caminetto a legna con uno moderno 12K a valle del contributo gse, pdc 13k da recuperare il 50% irpef . Tutto troppo caro, ritorni investimento in 10 anni. Si tira avanti con quello che c è e se si rompe si ripara o cerca l’usato. Con stipendi da poveri e isee da ricchi si tiene la testa bassa in trincea non si alza lo sguardo all’orizzonte…
Daniele
La legna si è sempre bruciata per scaldarsi, dall’alba dei tempi…. Sta storia dell’inquinamento causato dalle stufe a legna non sta proprio in piedi. Ci vogliono 10 o più stufe per inquinare come una macchina
Rita S.
Esistono cucine economiche e stubotti, o caminetti, studiati apposta per ridurre al minimo le emissioni nocive, pur fornendo il massimo confort. La Regione Veneto mi sembra che da qualche anno faccia una campagna per la rottamazione delle stufe obsolete, ed è prevista anche una detrazione fiscale. Certo, la legna deve essere secca, la canna fumaria adeguata e annualmente pulita, ed è irrinunciabile – come in queste serate più fresche – avere la compagnia del fuoco.
Loris
Premetto che io scaldo casa con la stufa a legna.
A dire il vero ci vogliono da decine a centinaia di auto per fare le emissioni di una stufa, parliamo di polveri sottili e non CO2, ecco i calcoli di ChatGPT:
Camino aperto o stufa vecchia = emissioni annue di PM confrontabili a quelle emesse da centinaia di auto moderne che fanno 10.000 km/anno.
Stufa a legna moderna = ancora dell’ordine di decine–centinaia di auto (dipende se confronti solo scarico o includi non-exhaust).
Stufa a pellet moderna = molto più bassa: alcune decine di auto (≈ 11 auto includendo contributi non-scarico tipici), nel caso più favorevole solo poche unità (≈ 4) se si considera un contributo non-exhaust molto alto per le auto.
Antonio
Cosa serve scrive un commento se dopo viene cancellato perché a loro non gli piace e non puoi neanche spedirlo ti dicono ( annulla la risposta).
Giacomo
La matrigna UE di Von der Leyen e C. ha deciso che il riscaldamento a biomassa ( legna – pellet) , inquina e va messa al bando , mentre per assurdo ,ogni giorno sulle nostre teste migliaia di aerei scaricano tonellate di residui di combustione e in mare navi da crociera e carghi ,per spostarsi,bruciano altrettante quantità di nafta pesante! Non sanno più cosa inventarsi pur di sostenere i loro subdoli business del green deal ,come d’altra parte la Von Leyen aveva gia’ fatto con i vaccini della Pfizer…Questa UE ,mi sta sempre più stretta 🤬!
Stefano t.
Il riscaldamento a legna e a pellet e migliore rispetto al gas ed alle pompe di calore, è un calore caldo asciutto ed accogliente, i problemi del inquinamento vanno cercati in altri settori, fabbriche etc.
Valter
In diversi paesi di montagna del trentino che non sono ancora serviti dal metano, si è costretti a riscaldarsi a legna o a pellets.
L’alternativa è il gas GPL, che io utilizzo in estate in abbinamento al solare per la produzione di acqua calda, ma molto oneroso.
Quando tutti avremmo il metano, credo che abbandoneremo volentieri legna e pellets .
francesco d
Un calore caldo? E chi lo avrebbe mai detto? Cmq si è più secco in quanto la fiamma si porta via umidità, più intenso e di conseguenza disomogeneo, davanti la stufa stai bollendo in maglietta vai nella stanza accanto ed è freddo, più puzzolente e sporco.. Ogni metodo ha pro e contro, dopo aver abbandonato legna e pellet non tornerei indietro per scelta mai e più mai
Beppe
Condivido con quanto scritto sopra,rompono le scatole sui camino e le stufe,e ci sono auto, camion e aziende che inquinano 50 volte di più rispetto camino e stufe. Vergognoso…
Antonio
Ma se dicono che la legna bruciata fa’ tutto questo inquinamento, perché allora non si possa mettere un filtro ad acqua per abbattere i fumi e poter continuare a bruciare la legna ci sono già in vendita gli abbattitori, che poi esiste un sistema che nei muletti diesel anno un filtro ad acqua per poter fare sparire il fumo nero , e potremo continuare a usare le nostre auto con questo sistema
Dalle Notare Antonio Giandomenico
Si potrebbe mettere un abbattitore di fumi e risolvere il problema dell’ inquinamento
Gp
Vivendo a Bergamo dove atterrano e partono decine di aerei al giorno che scaricano quintali di cherosene , ci preoccupiamo solo delle stufe a pellets o dei camini??