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venerdì 5 Dicembre 2025,

Ecco il Piave che non t’aspetti. E un gruppo lo studia

Di Anna Apollonia e Luigi Guglielmi. Venerdì 7 e venerdì 21 due incontri aperti al pubblico

È un fenomeno frequente che non ci si renda conto della ricchezza della zona in cui si vive. Accade anche con la Valbelluna, che viene spesso considerata una zona urbanizzata, ormai dominata dall’uomo, mentre ha ancora dei paesaggi naturalistici importanti. Una di queste ricchezze è il fiume Piave con il suo greto.
È questa la molla che ha spinto una squadra nutrita di naturalisti, che operano nell’ambito dello studio e della ricerca sulla natura in tutti i suoi aspetti, a riunirsi in un gruppo informale. Ce ne parlano Michele Cassol, dottore forestale ed esperto faunista e ornitologo, e Gabriele De Nadai, dottore forestale che lavora in Unifarco. Hanno scelto il nome Gruppo Naturalistico Piave, che propone nel mese di novembre due serate divulgative in collaborazione con il Gruppo Natura Lentiai.

Come mai la volontà di costituire il Gruppo Naturalistico Piave?
«Il tratto di Piave della Valbelluna», spiega Michele Cassol, «da Longarone al basso Feltrino ha delle caratteristiche ambientali notevoli. È una cosa che non è nota e va divulgata, perché anche se è in mezzo all’area forse più urbanizzata della Provincia non è conosciuto. Vogliamo mettere a disposizione le informazioni e promuovere studi per aumentare la consapevolezza di questo valore. Ci sono ambienti umidi che sono minacciati da progetti molto invasivi: sta succedendo non lontano da qui, a Ciano del Montello, dove il progetto delle vasche di laminazione per gestire le grandi piene porterà alla distruzione di queste aree. E questi progetti arrivano in fretta: lo abbiamo visto in Friuli sul Tagliamento, uno dei fiumi più naturali d’Europa minacciato da un progetto di costruzione di una diga che lo comprometterebbe irrimediabilmente. La conoscenza è essenziale per essere in grado di muoversi in questi casi, portando in evidenza i dati scientifici dei danni che possono portare questi progetti».

Qual è la ricchezza del Piave?
«Il greto del Piave è una zona umida, e come tale ospita delle specie animali come gli uccelli acquatici che si trovano solo qui. È un alveo largo anche oltre due chilometri privo di opere dell’uomo, dominio assoluto degli animali. Ci sono poi due aree della Rete Natura 2000, la zona delle Fontane di Nogarè e l’area da Santa Giustina fino a Pederobba. Il Piave, inoltre, rientra nella rotta migratoria di molte specie, visto che la Laguna di Venezia è una delle aree più importanti d’Europa per lo svernamento di specie migratorie. Se nel periodo delle migrazioni capitano giornate di brutto tempo è facile che questi uccelli scendano a terra, se trovano un ambiente adatto ad ospitarli». (…)
Anna Apollonia

Le sorgenti del Tagliamento, in Cadore ma sul versante friulano della Mauria. Tuttavia il fiume potrebbe nascere più a monte. (Google Street View)

Il neonato Gruppo Naturalistico Piave non ne fa mistero: il modello da seguire è quello del Tagliameno, il fiume che più di ogni altro in Europa conserva la sua naturalità. Per studiarlo, per valorizzarlo e anche per difenderlo, negli anni si è creata una rete di esperti che coinvolge anche l’università. Quindi oggi chi volesse ‘‘toccare’’ il Tagliamento dovrebbe fare i conti con dati già raccolti e consapevolezze già acquisite, senza dover costruire un ‘‘argine’’ da zero. Come accadrebbe e accade, invece, se fosse il Piave oggetto di qualche progetto un po’ spregiudicato.

Il Tagliamento percorre da nord a sud il Friuli e sfiora centri noti come Tolmezzo, Gemona, San Daniele, Spilimbergo, Latisana e Lignano, dove segna il confine con il Veneto a est di Bibione e sfocia nell’Adriatico. Ma pochi sanno che le sorgenti sono in Cadore, regione bellunese che in più casi ‘‘scavalca’’ lo spartiacque e marca il confine dentro le valli vicine. Accade rispetto alla vallata dell’Agordino con Selva di Cadore (e un tempo era Cadore anche Caprile), in val di Zoldo avviene con Zoppè di Cadore e capita anche con la valle idrografica di Forni di Sopra, provincia di Udine, la cui testata si trova in Cadore: Lorenzago di Cadore, per la precisione, al di là del passo della Mauria.
Della storia di quel confine e delle sorgenti di quel fiume ha scritto lo storico cadorino Giandomenico Zanderigo Rosolo sulla rivista scientifica friulana «La Bassa», per il numero di giugno. L’articolo si intitola proprio «Alle sorgenti del nostro fiume: il Tagliamento».

L’articolo comincia così e cattura subito il nostro interesse, perché la vera sorgente del Tagliamento probabilmente è diversa da quella usualmente indicata ma si trova comunque in Cadore: «L’origine del Tagliamento è tradizionalmente indicata in un esile ruscello che sgorga a quota circa m 1210 s.l.m. in Comune di Lorenzago di Cadore, in prossimità del terzo tornante della Strada Statale n. 52 ‘‘Carnica’’ che sale verso il Passo della Mauria. In realtà», annuncia Zanderigo, «applicando i criteri dei geografi e cioè considerando la maggiore distanza dalla foce e la maggiore portata d’acqua, il ramo sorgentifero è probabilmente un altro, un paio di chilometri più lontano e più in alto, sempre in territorio di Lorenzago, presso il displuvio tra il Col de Strizinói ed il Col Magnente, a quota circa m 1395 s.l.m. L’acqua che vi sgorga costante dà origine ad un’ampia e pregevole torbiera, denominata Val de Palù». Segue copiosa documentazione d’archivio che sciorina i nomi e dimostra l’importanza delle acque di quei monti.

La storia, insomma, oltre all’ambiente. Un patrimonio tutto da scoprire, dunque, fin da lassù ubi oritur aqua que appellatur Talmentum (6 giugno 1356).
Luigi Guglielmi

Sul numero 44 dell’Amico del Popolo “di carta” del 6 novembre, in distribuzione questa settimana (su abbonamento, in edizione digitale e in edicola), puoi leggere per intero l’approfondimento dedicato al Piave.

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1 commento

  • Davvero complimenti per questo bellissimo reportage e molte altre notizie interessanti che vedo sul nostro giornale. Grazie.
    Un vostro abbonato.

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