Sul numero 46 dell’Amico del Popolo “di carta” del 20 novembre, in distribuzione questa settimana (su abbonamento, in edizione digitale e in edicola), puoi leggere per intero l’approfondimento sul foliage.

«Da noi, al Palmieri, quasi più gente che in estate». Centinaia di metri di automobili e van parcheggiati a bordo strada. Molti italiani, ma anche qualche targa straniera.
Si presentava così, qualche settimana fa, la strada che da Cortina sale al Passo Giau, all’altezza del ponte de Ru Curto. Proprio da lì inizia l’itinerario che, dopo circa un’ora e trenta di cammino, porta prima al lago di Federa e poi al rifugio Croda da Lago/Palmieri. (…)
Il Palmieri è stato l’ultimo dei tre rifugi del Cai Cortina a terminare la stagione. A differenza del Giussani e del Nuvolau, che hanno chiuso a fine settembre, infatti, la struttura è rimasta aperta un mese in più, fino a domenica 26 ottobre.
E la scelta del gestore Modesto Alverà e della sua famiglia è stata premiata. Proprio in autunno, infatti, il rifugio è stato preso d’assalto da persone da tutto il mondo, incuriosite il più delle volte da qualche fotografia vista sui social network.
«Abbiamo avuto tantissima gente nell’ultimo periodo, quasi più che in estate», racconta il gestore. (…)
Irene Dal Mas
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Si sta forse esagerando, nel dare importanza alla passione di alcuni per il foliage, lo spettacolo dei colori offerto dai boschi dolomitici? Davvero il nostro paesaggio autunnale può trasformarsi in un fattore di attrazione per i turisti? Ne abbiamo parlato con Elisa Calcamuggi, responsabile marketing e comunicazione della Fondazione Dmo Dolomiti Bellunesi.
Calcamuggi, solo suggestioni o vera tendenza?
«Non siamo nel campo delle suggestioni. L’autunno piace e il turismo del foliage è un turismo che esiste da tempo. È un turismo che però viene tendenzialmente affiancato a esperienze da fare in loco, per godere appieno dei colori e della magia del paesaggio. Le persone camminano, si fermano volentieri in rifugio per assaporare i piatti della tradizione, fanno corsi di fotografia per ottenere scatti magnifici, riescono ancora a utilizzare la bicicletta perché le temperature lo permettono. I numeri, d’altra parte, ci danno ragione. Ribadisco: non è una suggestione». (…)
«La destagionalizzazione è un processo lungo e comunque credo sia sbagliato pensare, per la primavera e l’autunno, agli stessi numeri dei mesi top, dell’inverno e dell’estate. Le ‘‘stagioni spalla’’ vengono scelte anche perché tendenzialmente sono meno caotiche e le persone possono godere del territorio e di ciò che offre con una tranquillità che le fa sentire anche dei privilegiati. (…)
Luigi Guglielmi
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La destagionalizzazione non è solo una strategia, ma una vera opportunità per il turismo bellunese. Ne è convinto Walter De Cassan, presidente di Federalberghi Belluno Dolomiti, che sottolinea come i mesi di settembre, ottobre e novembre siano sempre più apprezzati per una vacanza, soprattutto dai visitatori stranieri. «Il foliage sta attirando un numero crescente di turisti», spiega, «perché offre un’esperienza autentica, lontana dalle folle e capace di valorizzare al massimo i nostri paesaggi».
Colori intensi, clima mite e una fruizione più tranquilla del territorio stanno contribuendo a trasformare i mesi autunnali in un periodo di forte richiamo, con ricadute positive per le strutture ricettive e per l’economia locale.
Il cambiamento climatico, paradossalmente, favorisce l’allungamento della stagione turistica?
«Sì, è un dato di fatto. Consideriamo che, dal punto di vista climatico, è come se la primavera e l’autunno non esistessero più. I mesi da settembre a inizio novembre stanno diventando una sorta di prosecuzione della stagione estiva. Quest’anno poi è andata benissimo. La destagionalizzazione è stata favorita dal bel tempo di settembre e ottobre. Anche la prima metà del mese di novembre è stata caratterizzata da sole e temperature miti. Poi i colori autunnali sono meravigliosi. Variano da luogo a luogo, in base alla tipologia di alberi presente, ma ovunque sono un’attrattiva molto forte. Tra l’altro, molto più per gli stranieri che per gli italiani. Non è un caso che in quelle che vengono ancora definite ‘‘mezze stagioni’’ i turisti provenienti da fuori Italia siano una parte consistente».
Un turismo che, per la nostra provincia, va incontro a una crescente internazionalizzazione. Si stanno aprendo nuovi mercati?
«La tendenza all’internazionalizzazione si sta riscontrando in modo via via più marcato negli ultimi anni, in particolare dal post Covid. Per fare un confronto, rispetto al 2019 si registra un notevole aumento di asiatici, turisti dell’America del Nord e anche sudamericani. La provincia di Belluno dimostra come la bellezza naturale e il gioco dei colori possano diventare un vero e proprio volano per il turismo internazionale, trasformando il paesaggio in una forma di comunicazione visiva universale, capace di parlare a chiunque senza bisogno di parole. Gli elementi cromatici non sono solo un piacere estetico: diventano simboli di un territorio che comunica armonia, tranquillità e autenticità, qualità molto ricercate dai viaggiatori». (…)
Martina Reolon
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(…) Gradualmente, da fine settembre a novembre, secondo la quota e l’andamento termico stagionale, i boschi di latifoglie si colorano di giallo, arancione, rosso vinoso, violaceo e varie sfumature, offrendo tavolozze affascinanti, secondo l’ora del giorno e l’inclinazione dei raggi solari.
Ma perché, da verdi che erano (mitico il verde chiaro dei faggi allo sbocciare del fogliame) prima di cadere (fenomeno importantissimo per il riciclo delle sostanze minerali e la formazione dell’humus) assumono questi colori? Il verde è il risultato della prevalenza della clorofilla sugli altri pigmenti che da essa vengono mascherati. Non sarà superfluo sottolineare che tutta la vita sulla terra dipende dalla fotosintesi, il vero miracolo non sostituibile. Attraverso di essa la luce solare innesca processi che portano all’assorbimento di acqua e anidride carbonica per produrre zuccheri e sostanza organica e alla liberazione di ossigeno. Ogni organismo vivente, pur dipendendo dai fattori ambientali che sono variabili, ha un suo “programma interno” e la clorofilla termina la sua funzione prima di quella degli altri pigmenti che, liberi dalla concorrenza, emergono offrendo gli attraenti e splendidi scenari. Si tratta di xantofille di colore giallo, di carotenoidi (aranciati) e di antociani (rosso-violaceo). Questi ultimi vengono prodotti anche come risposta biochimica proprio quando la diminuzione delle ore di luce e le temperature più basse innescano questi processi che portano alla caduta delle foglie, un fenomeno indispensabile per superare la stagione fredda e risparmiare energia.
Ma non vale per tutte le specie legnose. Le conifere, escluso il larice, sono sempreverdi e attrezzate per superare l’inverno, con il pino cembro che, ad esempio, riesce a fare fotosintesi anche a -40°C.
La Natura ha più soluzioni rispetto a un medesimo problema e dovremmo imparare anche noi umani, forse troppo abituati a relazioni lineari di causa-conseguenza (filosofie razionalistiche e illuministiche), piuttosto che a capire la complessità e le interazioni. (…)
Cesare Lasen
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1 commento
Giuseppe
Se vogliamo ampliare la proposta turistica della provincia ai mesi autunnali è opportuno pubblicizzare l’effetto foliage all’estero, perché tutto il Nord Italia è interessato dal fenomeno dell’abbassamento repentino delle temperature e quindi vari territori, anche limitrofi, potrebbero costituire un problema di effettiva concorrenza perché più facilmente raggiungibili, essendo meglio serviti da vie di collegamento.