Una tradizione contadina quasi scomparsa è tornata a rivivere grazie all’iniziativa dell’Università popolare Auser di Belluno. Si tratta della Posagnata, un piatto povero legato alle usanze agricole della zona di Santa Giustina.
Un tempo, tra fine settembre e inizio ottobre, le famiglie si ritrovavano nei cortili per festeggiare la conclusione del raccolto con un pasto semplice, preparato con ciò che la terra aveva offerto: patate con la buccia, fagioli freschi, pannocchie e pezzi di zucca, cotti insieme in acqua bollente con un po’ di sale. La pietanza veniva condivisa con pane cotto nel forno a legna e un bicchiere di vino, in un momento di comunità e ringraziamento.
Partendo da una lezione dedicata alla biodiversità delle coltivazioni, l’Auser ha scelto di recuperare questa consuetudine, organizzando nella giornata di martedì 18 novembre una giornata alla scoperta del territorio attraversato dal torrente Veses. Il programma prevedeva una visita al mulino da farina di Santa Libera, attivo dal 1526 al 1981 e oggi restaurato: le tre ruote di legno, ancora funzionanti al piano terra, sono affiancate dall’esposizione dedicata alla tradizione delle spade bellunesi ospitata al piano superiore, un tempo adibito a granaio.
Una quarantina di soci ha poi raggiunto il Circolo Elisa di Santa Giustina, che ha ospitato il pranzo conclusivo. Il menu, interamente a chilometro zero, comprendeva aperitivi, antipasti, secondi, dolci e digestivi, con la Posagnata come piatto centrale. La giornata si è chiusa con canti e musiche della tradizione veneta proposte da Rachele Colombo, Corrado Corradi e Roberto Tambesi.
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