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venerdì 5 Dicembre 2025,

Un Caffi triestino redivivo a Colonia

All’asta il 4 dicembre una splendida veduta di Piazza della Borsa al chiaro di luna.

Un dipinto presentato per la prima volta, che costituisce un’importante scoperta e una splendida aggiunta all’opera di Ippolito Caffi. Così viene annunciata la presenza di un quadro del pittore bellunese all’“Asta Giubilare Henrik Hanstein”, che si terrà a Colonia il 4 dicembre, alle ore 18, presso la Lempertz, la casa d’aste privata più antica d’Europa, sulla base di un prezzo di stima che si aggira tra i 70mila e i 90mila euro.

Si tratta del 19° lotto su 50 proposti, un olio su tela (cm 65,5 x 100,5), già appartenuto alla collezione privata tedesca del pittore Leo von Klenze (1784-1864), architetto, pittore e scrittore considerato, assieme a Karl Friedrich Schinkel, il più importante rappresentante del classicismo tedesco.

Esso rappresenta uno dei luoghi topici di Trieste sotto la dominazione austriaca, con una visione assai suggestiva della piazza della Borsa, simbolo della vocazione commerciale e finanziaria della città e delle sue fortune mercantiliste. La scena è dominata dal Palazzo della Borsa, oggi noto come Borsa Vecchia e sede della Camera di Commercio, uno dei più importanti edifici neoclassici di Trieste. La sua realizzazione fu voluta dalla Deputazione di Borsa, che nel 1799 acquistò un fondo paludoso per costruire una sede adeguata alle crescenti attività commerciali di Trieste, allora in piena espansione grazie al suo porto franco. Dopo un concorso tra i progetti di Matteo Pertsch e Antonio Mollari, fu scelto quello del secondo, architetto marchigiano: la posa della prima pietra avvenne il 17 maggio 1802, i lavori si conclusero nel 1806 e l’inaugurazione ufficiale si tenne il 6 settembre dello stesso anno. Il palazzo fu sede della Borsa fino al 1844, quando le attività furono trasferite nel vicino palazzo del Tergesteo e da allora ospita la Camera di Commercio, mantenendo il suo ruolo centrale nella vita economica cittadina.

Nel corso del Novecento, il palazzo subì gravi danni durante la Seconda guerra mondiale, ma in seguito ai restauri avvenuti nel 1949-55 e nel 2005, ha recuperato tutta la sua eleganza originaria.

Caffi immortalò la piazza negli anni 1839-40, in occasione di un suo soggiorno durante il quale ricevette diverse commissioni prestigiose. Si sapeva che tra queste c’erano state proprio due vedute della piazza, richieste da importanti collezionisti: una nel 1839 da Prospero Fontana, e un’altra, al chiaro di luna, da Cristo Ranieri. Quest’ultimo dipinto fu esposto alla prima esposizione della Società di Belle Arti nel 1840 ed era probabilmente il dipinto che oggi va all’asta.

Dopo essere entrato per eredità nella Collezione di Herbert M. von Klenze (1907-1987), il dipinto fu presentato a Monaco di Baviera nella mostra “Leo von Klenze pittore e disegnatore” (27 ottobre 1977 – 29 gennaio 1978) con l’attribuzione all’artista tedesco e venne poi venduto a un’asta di Sotheby’s a Monaco di Baviera nel novembre 1989, finendo in una collezione privata.

Caffi per avere questa visuale ottimale della piazza molto probabilmente si posizionò presso una finestra al primo o secondo piano della casa situata al numero civico 4 e da lì riuscì a cogliere il palazzo della Borsa con suo colonnato classicheggiante e, d’infilata, la via Cassa di Risparmio. Il dipinto è prezioso anche perché ci mostra come questi importanti edifici triestini si presentassero nel 1840, prima di subire le tante modifiche che li portarono alla situazione attuale.

È difficile stabilire l’ora dell’immagine della piazza colta da Caffi al chiaro di luna: le lampade accese nei negozi e così pure i fanali pubblici lungo le strade dicono che siamo di sera, ma in momenti in cui fervono ancora lavori, incontri e attività varie, tra cui anche un curioso assembramento di persone intente a discutere animatamente proprio sotto il colonnato.

Il soggiorno triestino di Caffi si colloca dopo la sua esperienza romana, quando ebbe tra l’altro la ventura di provare l’ebbrezza del volo sulla mongolfiera del francese Francisque Arban, e prima dei lavori al Caffè Pedrocchi di Padova realizzati nel 1841 con Demin e Paoletti e del tour mediterraneo che nel 1843 lo portò in Grecia, Turchia ed Egitto.

Il quadro triestino è un’ennesima prova della sua capacità di modernizzare il vocabolario pittorico del vedutismo classico, tramite l’esplorazione di nuove prospettive e di inconsueti effetti luce, legati non solo agli eventi atmosferici e meteorologici, ma pure a eclissi, luminarie e fuochi artificiali, o, come in questo caso, alla magica atmosfera creata da un chiaro di luna sposato all’illuminazione a gas.

Va ricordato che la storia della casa d’aste Lempertz ebbe inizio alla fine del Settecento, quando Johann Matthias Heberle fondò una libreria antiquaria che allestiva aste di libri rari e antichi a Colonia. Essa venne rilevata alla morte del fondatore da un impiegato di 24 anni, Heinrich Lempertz, Nel 1844 si tenne la prima asta a Bonn, ma poi, con l’acquisto della società nel 1875 da parte di Peter Hanstein, l’attività fu portata gradualmente a Colonia, arrivando a essere nel 1908 la prima casa d’aste europea a organizzare incanti di arte asiatica. Oggi il quartier generale è a Colonia, ma con filiali a Berlino, Monaco e Bruxelles, che allestiscono una trentina di aste all’anno, con un fatturato globale che nel 2023 è stato pari a 62,5 milioni di euro.

Walter Musizza

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