«I volontari sono veri e propri patrioti, che sanno come fraternità e solidarietà giovino anche a chi sviluppa questa dimensione di impegno che accresce il patrimonio morale del nostro Paese». L’affermazione è del presidente Mattarella, intervenuto il 6 dicembre scorso a Palermo, in occasione della cerimonia conclusiva di Palermo Capitale italiana del Volontariato 2025.
«Qualche scettico si chiede a cosa serva il volontariato», ha proseguito il Capo dello Stato, invitando a riflettere sui dati resi noti dall’Istat: quasi 5 milioni di persone, oltre il 9 per cento della popolazione, che dedicano ogni anno 84 milioni di ore del proprio tempo non a sé stessi, ma agli altri, a chi ne ha bisogno. E ha commentato: «Anche soltanto in termini economici rappresenta un patrimonio impressionante, basato sulla gratuità, un impegno sia organizzato sia individuale, che riflette una comunità non ripiegata su sé stessa, ma che sviluppa e pone in pratica valori di coesione sociale».
È così: il volontariato «genera cambiamento sociale e svolge un ruolo attivo nello sviluppo del Paese», come dice Giancarlo Moretti, portavoce del Forum Terzo settore. Ne sa qualcosa il Veneto, in prima linea nell’impegno associativo e nella solidarietà, come le nostre valli e i nostri paesi dolomitici che ben conoscono l’azione solidale dei tanti bellunesi che dedicano tempo, energia e cura a chi è più fragile e in difficoltà. Belluno è una delle terre più generose in questo senso, in cima alle classifiche della solidarietà.
Ma l’uso dell’aggettivo “patriota” non sarà sfuggito agli osservatori più attenti. Conosciamo il Presidente anche per l’attenzione con cui misura ogni termine, consapevole che le parole pesano, lasciano un segno. Quel “patrioti” non è stata affatto espressione scelta a caso, ma con la volontà precisa di ricordare al Paese che il volontariato è, appunto, “fattore d’unità”, “palestra di democrazia”, generatore persino di valore economico. Laddove è esercitato, insomma, cresce in primis la Patria.
Quanta distanza dall’uso che di “patriota” se ne fa nell’agone politico nostrano! Il termine, abbandonato troppo in fretta dalla sinistra italiana, è entrato di prepotenza nella retorica identitaria e nazionalista della destra, con un’accezione, però, così poco solidaristica e unitaria, da risultare quasi agli antipodi con il suo senso più nobile e genuino, quello evocato appunto dal Presidente della Repubblica. L’ennesima “manomissione delle parole’’ a scopo ideologico, direbbe Gianrico Carofiglio. E allora, grazie Presidente per averci ricordato quali siano i veri patrioti di cui ha bisogno l’Italia.
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1 commento
Luigi Franco Piacentini
Ottimo e condivisibile editoriale !!!
Bravissimo !!!
Saluti cordiali da Franco Piacentini