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venerdì 5 Dicembre 2025,

Tenetevi lontani da ogni cupidigia

«Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”».

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede» (Lc 12,13-21).

Gesù è ancora in viaggio verso Gerusalemme e soprattutto in questo contesto Luca narra parabole e sempre a causa di una situazione che le innesca, ogniqualvolta il Maestro viene interrotto da qualcuno. Qui, un tale gli chiede di dirimere un contezioso sull’eredità: essendo probabilmente morto il padre, uno dei due fratelli vuole avere la sua parte, perché non desidera più vivere con l’altro; era un principio accolto nel mondo biblico – testimoniato anche da vari casi di questo tipo nel Talmud – che l’eredità dovesse rimanere indivisa, nella famiglia che doveva custodirla. Gesù però non si lascia irretire e non si schiera con nessuno dei due contendenti. Afferma di non avere competenza a riguardo, oppure – meglio: mostra di essere interessato a qualcosa di più che una disputa, ovvero a quanto essa nasconde sotto la sua superficie. Ecco perché ricorda che la vita non si misura sulla quantità di beni posseduti: chi si aspettava un intervento puntuale di Gesù sul caso sottopostogli si trova di fronte a un insegnamento che vale in generale, e per tutti.

Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse – demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

La parabola funziona in modo semplice. Dio parla all’uomo ricco. Lo ammonisce, e gli pone una domanda a cui, probabilmente, se la parabola finisce con la morte del ricco (ma questo è solo alluso), egli non potrà rispondere. La domanda di Dio, allora, rimane sospesa, “aperta”, e non ha altro interlocutore possibile se non gli ascoltatori di quel tempo, quelli a cui Gesù si rivolge, tra cui l’anonimo che cerca un giudice sulla questione di eredità, e gli ascoltatori di oggi. È come se a noi – lettori e ascoltatori del brano che ora ci viene proposto – venisse chiesto: “E quello che hai preparato di chi sarà?”. In questione non sono i beni né il loro godimento, ma l’illusione di cercare nel loro accumulo la sostanza della vita, il punto d’appoggio, cioè il senso e la sicurezza. Un altro dettaglio resta da ricordare, e riguarda la finale della parabola: Gesù dice che “così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti (per-eis) a Dio”. L’espressione “per Dio” è in greco un moto a luogo: quindi, non a vantaggio di Dio, ma in direzione di Dio. Con discrezione viene così suggerita un’idea importante: non si tratta di offrire i beni a Dio, ma di usarli nella sua direzione, secondo la sua logica.

La parabola che racconta Gesù non riguarda un truffatore ma un uomo onesto che però ha pensato più ad accumulare tesori in terra che tesori in cielo. Un giorno quando moriremo non porteremo nulla di ciò che abbiamo. L’unica cosa che ci seguirà sarà l’amore che avremo fatto. Dovremmo pensare spesso a questo tipo di investimento perché è l’unico che non conosce svalutazioni e passa anche i confini di questa nostra stessa vita. Invece di accumulare proviamo a fare del bene, questo conta molto più di molte altre cose. Si può vivere anche senza avere decine di vestiti, di scarpe, di macchine, di cellulari all’ultimo grido, di centinaia di cose inutili con cui riempiamo la nostra esistenza. Senza carità invece non si può vivere, ed è pericoloso morire: «Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?».

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