n quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo» (Lc 14,25).
Alla fine dell’estate, il Signore ci invita a farci due conti in tasca, per accorgerci che il nostro cuore ha bisogno di una pienezza che Dio solo può donare. Erano troppi quelli che gli stavano appresso: «Una folla numerosa andava con Gesù». Non è che gli desse fastidio la quantità, ma lo impensieriva la qualità: gli ardeva in petto il forte sospetto che tutti quelli lo seguissero per i motivi più sgangherati. Che, magari, nulla avevano da spartire con il Padre, i segreti misteri che lo legano al popolo di quaggiù. Li vide sovrappeso: troppe aspettative, il rischio d’illusione, il fatto dichiarato che a lui, del numero di followers non gli interessa un fico secco. Per questo alza il ritmo: per vagliare la qualità.
Disse loro che per seguirlo sarà doveroso compiere una scelta radicale: mettere la sua persona al primo posto: nulla e nessuno anteporre al suo amore, riconoscere che solo lui offre salvezza all’uomo. Sono parole brucianti quelle di Gesù. La sua parola suona dura, ardua, inattesa. Vorremmo obiettare: “Ma che cosa stai dicendo, Signore? Non sei stato tu a codificare nei comandamenti l’amore e l’onore per il padre e la madre? Ma il centro delle espressioni categoriche del Maestro non sta in una serie di «no» detti alle cose belle della vita, ma in un «sì» detto a una cosa ancora più bella che Dio solo ha e nessun altro può dare. L’accento delle frasi non è sulla rinuncia, ma sulla conquista. Questo è ciò che il Signore vuole comunicare nel brano evangelico apparentemente così duro di questa domenica. Per il vero discepolo di Gesù il Regno di Dio, presente nella sua persona, rappresenta il valore assoluto in base al quale tutti gli altri valori vengono valutati, interpretati e vissuti.
In primo luogo è da notare il gesto di Gesù che si voltò e mostrò il suo volto a coloro che lo seguivano. In questo vi è il segreto di ogni vocazione e l’esperienza che produce il coinvolgimento più radicale della persona. Il segreto del discepolo è incontrarsi con il volto di Gesù, dono di sapienza. Ogni volta, infatti, che ci viene annunciato il Vangelo, particolarmente nella liturgia della Parola domenicale, si attua nuovamente questo “voltarsi” di Gesù. La sequela non vincola il credente a una idea, ma alla persona stessa di Gesù. Si tratta dell’incontro non con un’idea o con un progetto di vita, ma con una Persona viva che trasforma in profondità noi stessi. È necessario, però, lasciarsi coinvolgere totalmente da Lui e dal suo Vangelo.
In secondo luogo, la sequela di Gesù comporta una gerarchia di valori. Con il suo appello Gesù non intende abolire il quarto comandamento, ma semplicemente proporre a chi vuole seguirlo una gerarchia di valori in cui al primo posto non c’è il proprio io o i parenti più stretti, ma Gesù.
In terzo luogo, la sequela di Gesù richiede prudenza e fedeltà. Il Maestro riprende e illustra due insegnamenti mediante due similitudini. «Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa?… Quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare? È un richiamo alla serietà che il seguire Gesù richiede. La sequela non è fatta per i superficiali, per gli irriflessivi, per coloro che presumono di sé. Prima di accingersi a seguire Gesù occorre «calcolare e riflettere». Sono molti coloro che iniziano, ma pochi coloro che seguono il Signore fino alla fine. Non è certo una pagina facile quella del Vangelo odierno e che il Signore ci propone. Se considerata con la ragione e le sole forze umane appare una strada persino impraticabile Ma ogni proposta del Signore è resa possibile mediante il suo aiuto, mediante la sua luce che viene dall’alto e che consente di conoscere la strada della salvezza. È la luce che ci viene offerta dal Vangelo che ci invita non solo a valutare l’opportunità o meno di seguire il Signore, ma altresì di conoscere i mezzi per “salvare” la nostra vita facendoci suoi discepoli.
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1 commento
Giuseppe
Mi sembra che al Vangelo si potrebbe fare quest’accostamento: Gesù è preoccupato dei fenomeni di massa, così come a Venezia o sulle Dolomiti ci si preoccupa dell’overtourism. Gesù invita a non essere curiosi turisti che restano spettatori di bei paesaggi, ma discepoli che seguono il Maestro.