Certo che di tutto ci saremmo aspettati da Gesù, meno che frasi di questo tipo: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta». E questo, dopo aver raccontato una parabola nella quale un uomo ricco loda il proprio amministratore disonesto che ha sperperato le sue sostanze praticamente facendogliela sotto il naso! Com’è questa storia? Ci manca anche di avere a che fare con un Dio che approva la disonestà e la mala amministrazione! Per di più in un periodo così delicato, per il nostro Paese, dove siamo chiamati a fare scelte nelle quali indubbiamente e giustamente influisce il nostro desiderio di avere amministratori onesti a cui affidare il bene comune.
Il rapporto con la ricchezza – soprattutto quando si tratta della ricchezza di altri, o di beni comuni che si è chiamati ad amministrare per conto di altri – è qualcosa che mette a dura prova ognuno di noi, non solo coloro ai quali girano più soldi tra le mani. Perché la ricchezza rende tutti quanti più felici, è inutile negarlo: ma è altrettanto vero che ci rende tutti quanti estremamente deboli e fragili, ognuno a modo proprio.
C’è chi si lascia travolgere dalla ricchezza, e per questo, non appena se la ritrova tra le mani, la sperpera, permettendosi ogni lusso e ogni capriccio finché poi tutto finisce; c’è chi invece si crede abile nel maneggiare la ricchezza e, convinto di poterla dominare, ne accumula il più possibile, anche risparmiando in maniera ossessiva, per poi rimanerne schiavo e morirne soffocato. E c’è anche ci ha timore della ricchezza, per cui sceglie di farne totalmente a meno, vivendo volontariamente nella povertà, salvo poi giungere ad averne bisogno anche solo per i beni primari, e quindi a chiedere ad altri di sostenerlo economicamente.
La ricchezza è tremenda: ci provoca, ci sfida, la maggior parte delle volte ci vince e ci schiaccia. E per di più – ci dice il Vangelo oggi non una sola, ma ben quattro volte – è disonesta. È lo è sempre, non solo in determinate situazioni e in mano a determinate persone: lo è per il solo fatto di essere ricchezza. Questo, per lo meno, secondo quanto ci insegna il Gesù del Vangelo di Luca: spiacente per chi è ricco e per chi ama il denaro, ma quest’anno – soprattutto questa e la prossima domenica – ha a che fare con brani di Vangelo che lo lasceranno alquanto turbato… Come mai Gesù parla di una ricchezza “disonesta” quando tutto l’Antico Testamento diceva esattamente il contrario, ossia che la ricchezza era segno della benedizione e dell’amore di Dio nei confronti della persona che ne era in possesso? Al punto che dopo questi discorsi, i farisei che lo ascoltavano – amanti dei soldi – lo deridevano, dandogli dell’ingenuo pauperista: e Gesù, senza farsi intimidire dalle loro beffe, li sistema con la parabola del ricco epulone, come vedremo. D’accordo, sulla ricchezza avida Gesù può anche avere ragione: ma perché chiama la ricchezza “disonesta” a prescindere da tutto, senza tener conto che magari qualcuno di noi la sua ricchezza se l’è costruita e guadagnata onestamente, con il sudore della sua fronte, senza atti di corruzione, e senza rubare nulla a nessuno?
Perché, secondo il Gesù del Vangelo di Luca, la ricchezza è disonesta? Perché nei confronti dell’uomo non si comporta onestamente: non si rivela per ciò che davvero è, ovvero una potenza che schiaccia, che rende l’uomo fragile, lo opprime illudendolo e promettendogli tutto ciò che vuole, compreso – secondo i farisei – il paradiso, quando sa benissimo che non è così. La ricchezza è disonesta perché promette eternità senza essere eterna; la ricchezza è disonesta perché ti fa credere di essere autonomo, ma non è così; la ricchezza è disonesta perché ti promette tutto e per sempre, ma non è così. Le tre parabole in cui Luca presenta uomini ricchi o che hanno a che fare con i soldi (il ricco stolto, l’amministratore disonesto e il ricco epulone) terminano sempre in tragedia: finiti i soldi, che ne è di te, della tua vita, delle tue relazioni, delle tue amicizie, se nella vita hai pensato sempre e solo alle ricchezze? Occorre trovare una maniera buona per convivere con la ricchezza disonesta senza che essa ci distrugga. Come? Donare generosamente agli altri senza tenere nulla per sé sarebbe l’ideale, ma non tutti ci riescono. È però possibile vivere bene con la ricchezza in un altro modo, ovvero creando relazioni, sfruttando la sua disonestà che crea disuguaglianze sociali per costruire, invece, relazioni durature e profonde.
Giulio Antoniol
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