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venerdì 5 Dicembre 2025,

Credo la Chiesa

«Fratelli, voi siete edificio di Dio... Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi» (1Cor 3,9-11.16-17).

La celebrazione delle Domeniche del Tempo Ordinario conosce un’altra pausa, perché si ricorda ciò che avvenne il 9 novembre del remoto 314 d.C., quando a Roma il papa Melchiade consacrò la più antica delle Chiese dell’Occidente e la prima Cattedrale della storia, ovvero la Basilica di San Giovanni in Laterano. C’è un motivo spirituale per estendere la celebrazione di questa festa a tutta la Chiesa, ossia quello di esprimere un senso di “appartenenza”, di “unità”, all’interno della Chiesa, intorno, oltre che all’Eucaristia e alla Parola di Dio, alla figura del Papa. Prendiamo quindi spunto da questa celebrazione per meditare sulla Chiesa. Lasciamoci aiutare, allora, dalle parole di un grande teologo, Henry De Lubac, a cui ho “rubato” questa riflessione domenicale. Così scriveva, nella sua magnifica opera del 1952 (dieci anni prima del Concilio!), «Meditazioni sulla Chiesa».

Credo che la Chiesa sia una famiglia, chiamata ad esprimere e a dare sempre più spazio a tutta la sua femminilità: di madre, perché genera ogni cristiano nella fede; di figlia, perché anche lei è in ogni epoca figlia del suo tempo; di sorella, perché chiama “fratello” ogni uomo; di sposa, perché ama ed è amata da Colui che l’ha voluta da sempre e per sempre con sé.

Credo la Chiesa luce del mondo; non una luce della ribalta che la illumina impedendole di vedere le folle, ma una lucerna accesa e collocata dove non dia fastidio a nessuno, permettendo di orientarsi a chi sta brancolando nel buio.
Credo la Chiesa sale della terra e lievito nella massa, come qualcosa di insignificante agli occhi ma di indispensabile nel dar sapore e spessore alle cose, nella logica del nascondimento e del servizio.

Credo la Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica.

«Una» perché indivisa nonostante i rammendi della storia, perché ricca nella sua diversità, perché molteplice nelle sue espressioni e nei suoi ministeri eppure unica nella sua essenza di discepola del Maestro, immagine della Trinità.
«Santa» e peccatrice al tempo stesso: non ha meriti da avanzare, ha solo misericordia da invocare. Santa, come è luogo santo il Tabernacolo che custodisce Colui che, unico, può dirsi santo e farci santi.
«Cattolica» perché universale, aperta ad ogni uomo, cittadina del mondo, figlia del suo tempo, con i piedi impolverati, ospedale da campo dove si curano le ferite, immagine concreta ed onesta della globalizzazione, in costante dialogo – senza giudizi né pregiudizi – con l’uomo contemporaneo, le sue ricchezze, i suoi dolori, le sue gioie, i suoi drammi, le sue speranze.

«Apostolica», nel vero significato del termine, ovvero “inviata” e mai arrivata, in cammino, sempre in viaggio, sempre in uscita, pronta ad accamparsi di tenda in tenda fuori da ogni palazzo, sempre alla ricerca, e mai depositaria, della Verità, sempre in movimento dietro al Maestro: in una sola parola, missionaria.

Che bello, poter dire – e non solo a parole – che crediamo una Chiesa così! Ma questo dipende solo da noi, e dal nostro sforzo di non vivere la fede da soli, ma come parte di una grande famiglia. La Chiesa è mia madre. Sì, la Chiesa, tutta la Chiesa, quella delle generazioni passate, che mi hanno trasmesso la vita, i suoi insegnamenti, i suoi esempi, le sue abitudini, il suo amore, e quella di oggi. Tutta la Chiesa.

Giulio Antoniol

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1 commento

  • Le temperature si abbassano e si avverte il bisogno di abitare non semplicemente sotto un tetto, non solo tra pareti isolanti, non meramente in una stanza con finestre dai doppi vetri, ma di vivere una casa calda dell’amore di Dio e della fraternità umana.

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